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Lettere dal fronte

di Antonio Cossu

La memoria è traccia profonda. Se quella celebrativa segna le date, quella interiore incide inesorabilmente il subconscio. Alzarsi al mattino e trovare l'orizzonte ingombro di memoria fa riemerge prepotente il disegno nel linguaggio espressivo di Annamaria Targher. Per Copernico 2016, le irruente e irriverenti gestualità di Annamaria lasciano spazio al rigore di un segno netto, solo addolcito da lievi tracce cromatiche e, nello stesso tempo, lacerato da viva combustione. E' la tragedia della Grande Guerra (quella che da qualche anno - e per quanto ancora? – stiamo celebrando, in tutte le sue comunque tremende sfaccettature) a guidarla in una riflessione che sovrappone consapevolezze profonde ad apparenti fragilità; per Annamaria i forti austroungarici degli altopiani cimbri sono visione indelebile all'aprirsi delle finestre del suo nido, a San Sebastiano, e segnano già al primo sorgere del sole ciò che racconterà l'intera giornata. Pur abituato a districarmi tra i suoi vortici, tra i colori liberatorii che da sempre danno forma al le sue forme antropomorfe, tra quelle presenze leggere che arricchiscono e caricano di volume le sue tele (quasi come residui di una battaglia di cuscini di piume ...) , non faccio fatica a ritrovare l'essenza intima dell'etica di un'artista sempre gioviale al limite della goliardìa , quanto sensibile al limite del parossismo. Fanciullesca nel giocare con lo sguardo dolce dei caprioli o con le sue capre contorte, quanto tenace e geniale nell'affrontare il lessico delle sue montagne scompigliate o la provocatoria oggettività dell'Ostensione della carne (dal titolo di una sua opera del 2013). Ben oltre una facciata che la vorrebbe istintiva, quasi epidermica e legata al tutto e subito, anche questa volta Annamaria Targher traccia i suoi segni non per diletto estetico, ma per metabolizzare fino in fondo il contesto che in questo esatto momento occupa i suoi pensieri. Nasce, così, una sequenza di tratti che si districano nel labirinto di regole scritte – la simmetria, la proporzione, la prospettiva – per liberarsi, con la forza di un detonatore, verso il senso nobile della creatività. Alla ventiquattresima tappa di un percorso mirabile, Copernico offre ad Annamaria Targher la possibilità di rappresentarsi attraverso il suo quotidiano. E' l'ennesimo tassello di un itinerario che, scorrendo senza pregiudizi o compiacenze tra i protagonisti dell'arte trentina, testimonia della sensibilità di una committenza lungimirante e ancora in grado di marcare originalità e buon gusto.

 

Antonio Cossu
dicembre 2016

 

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