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The Irascible

di Marica Rossi

Annamaria Targher appartiene al raro novero degli artisti di nuova generazione che hanno molto da dire senza tuttavia supporre di sé alcunché. Seriamente ha frequentato università e accademie, e allo stesso modo, anzi accanendosi nel voler padroneggiare tecniche sempre più evolute, ogni volta affronta la tela bianca del quadro (superficie da vivere e non da riempire) cercando di guadagnare terreno lungo il percorso della conoscenza di sé e dell’esistenza. Intensamente riflessiva, sa che l’arte, nascendo da un accumulo silenzioso di idee e da un’attività critica di selezione, è l’approdo di una segreta premeditazione che scatta in maniera chiarissima quando, raggiunte le falde sorgive di conscio e inconscio, entra in un rapporto con il mondo, generando peculiarità espressive autonome.
Nel perseguire questa attività dello spirito, strada facendo, lei non trova certezze, ma turbamenti e rabbia per il disorientamento dovuto alle molte verità che si affacciano contemporaneamente sospingendola ad usare i mezzi culturali in suo possesso per governare quella energia di ribellione che è anche il segreto della sua singolare creatività.
Ecco perché la dimensione monumentale e il titolo dato ai dipinti del ciclo The Irascible. Essi devono rispondere all’irruenza del suo ampio gesto, alla vastità degli orizzonti evocati e del mare delle contraddizioni che rendono così ansiosa la vita della sua interiorità. Gli esiti sono spettacolari, ma senza che l’artista se lo proponga, come suo malgrado è spettacolare chi è in preda all’ira.
Un moto dell’anima che qui però si eleva a tal punto da farsi pulsione poetica, risolta a livello di linguaggio pittorico per quel segno istintivo e insieme meditato, per l’intreccio compositivo dai ritmi incalzanti, e quei colori a olio le cui scelte cromatiche sono sapientemente calibrate alla maniera dei grandi dello Spazialismo. Nel coacervo delle linee e dei gorghi tumultuosi allusivi di un’unità verso cui far convergere la molteplicità di inquietanti presenze, traluce a volte la figura femminile, ancorché frammentata o sinteticamente rappresentata (fa eccezione il collage con il volto dell’artista) dove, superando le barriere tra espressionismo astratto e nuova figurazione, riesce comunque vincente la leadership di una pittura basata sull’idea di un’immediata trasposizione sulla tela del gesto della mano che dipinge.

Marica Rossi

The Irascible

di Maria Antonietta Zancan

Imprevedibile per la gestualità esplosiva e intricata, per la sicurezza e determinazione formale e cromatica, soprattutto alla luce della persona dolce e mite; invece, è una “dea dei serpenti” a metà con una fantastica principessa indiana nel suo autoritratto! L'ispirazione sembra spaziare tra mondi e trasparenze marine abitati da piovre giganti, e prati futuristi dalle splendide cavallette che scattano improvvise e simultanee secondo linee di forza che si librano in aria per un istante, sufficiente per la nostra memoria retinica. Belli gli azzurri intensi e le ondate di energia luminosa del cielo. Più sofferta e convulsa, aggressiva e caotica, la reazione – sensazione della città.

Maria Antonietta Zancan

The Irascible

di Maria Lucia Ferraguti

Corre il segno di Annamaria Targher in volo, fino a comporre, da motivo dal tono lirico e coloristico, dinamiche composizioni curvilinee sorrette da un'energia che vive d'interventi nuovi. Non a caso compare una crescita originale sostenuta da motivi curvilinei più pregnanti, a da altri che variamente si combinano e s'incontrano fino a promuovere, con sorpresa, un inedito alfabeto. Esiste la superficie dell'opera, dalla grande dimensione a porre una misura la transito del segno, così da fissare ogni invenzione nell'esito espressivo d'arte e vita.

Maria Lucia Ferraguti
La Domenica di Vicenza, 26 Maggio 2007

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Rassegna stampa:

Fare Impresa, 18 Maggio 2007 Scarica l'articolo in jpg
Il Giornale di Vicenza, 20 Maggio 2007 Scarica l'articolo in jpg
Il Vicenza, 23 Maggio 2007 Scarica l'articolo in jpg

 

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